Fotografia Digitale

Allegato a Macworld Italia di marzo 2005





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La riproduzione è vietata con qualsiasi mezzo analogico o digitale senza il consenso scritto dell'autore. È consentita la copia per uso esclusivamente personale.
Sono consentite le citazioni a titolo di cronaca, studio, critica o recensione, purché accompagnate dal nome dell'autore (Enzo Borri) e dall'indicazione della fonte "sito web dell'autore", compreso l'indirizzo web "http://www.borri.org".



Introduzione

Fotocamera digitale e fotografia digitale sono due parole che oggi più che mai rappresentano come la rivoluzione data dai sistemi digitali sia in atto.
Niente costi di pellicola, niente sviluppo; una batteria carica, la scheda di memoria con un po' di spazio disponibile e un clic; questi gli ingredienti per poter scattare foto; dovunque e in qualsiasi momento.
Oggi si hanno "fotocamere digitali" anche nei telefoni cellulari e la fotografia digitale è quindi un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d'olio coinvolgendo tutti, direttamente o indirettamente.
Va però fatta una distinzione soprattutto in termini di qualità. I produttori di telefoni cellulari si stanno muovendo nel fornire prodotti dotati di una risoluzione sempre maggiore, sebbene non ancora ai livelli delle fotocamere digitali, e c'è chi i risultati prodotti da questi apparecchi... li chiama fotografie.
Ma davvero si può pensare di chiamare "Fotografia" l'immagine ottenuta con una lente di plastica alloggiata in una sede che si muove rispetto al sensore? Una lente che, grazie al continuo maneggiare il telefono è potenzialmente sporca e, soprattutto, di qualità ottica discutibile?
Tecnicamente sì; il termine "fotografia" racchiude anche queste immagini. Ma certamente, qui il problema non è certo di tipo linguistico bensì di tipo qualitativo.
Per capire quali fattori determinano la qualità di una fotografia digitale, si può seguire il percorso che la luce compie per essere trasformata in fotografia e analizzare tutti i componenti coinvolti.
Si trova innanzitutto l'obiettivo. Si parla di obiettivo, non di lente. Infatti, l'uso di una lente singola causa degli spiacevoli aloni sui bordi - dette aberrazioni cromatiche - che, per essere corretti necessitano della presenza di altre lenti. Un cellulare non ha - generalmente- un obiettivo bensì una semplice lente. L'obiettivo deve essere perfettamente in asse rispetto al piano del sensore; se ciò è la prassi in qualsiasi fotocamera - con le dovute tolleranze in funzione della qualità e del prezzo della fotocamera in oggetto - in un telefono con fotocamera la lente è alloggiata sull'involucro in plastica. Un pezzo di plastica stampata... Con la flessibilità della plastica, con la precisione di strumenti non certo nati per dare una qualità ottica... Insomma, otticamente inaffidabili.
Seguendo il percorso luce si incontra poi il sensore. Non solo la risoluzione consente la stampa di immagini piuttosto piccole ma la ridotta dimensione del sensore - come si vedrà più avanti - determina una ridotta sensibilità alla luce con la conseguente presenza di chiazze di colore (rumore) anche in zone che in origine hanno colori uniformi. Questo fenomeno è tanto più vistoso quanto inferiore è la quantità di luce che illumina la scena fotografata.
Altro passaggio, questa volta compiuto non dalla luce ma dall'immagine analogica come rilevata dal sensore sotto forma di segnale elettrico, è la conversione A/D e la compressione. La conversione A/D - ossia da analogico a digitale - è il procedimento in cui il segnale elettrico del sensore è convertito in dato digitale per la successiva compressione. Una fotocamera degna di tal nome genera dalla conversione A/D un dato digitale significativo ossia che consente di ottenere una gamma di tonalità molto ampia. Un sistema economico o proporzionato alla bassa qualità di un sensore di ridotte dimensioni solitamente genera un segnale digitale che produce immagini molto contrastate, con pochi passaggi tonali tra le tinte intermedie ma comunque sufficiente a colpire il non intenditore.
Ultimo passo è la compressione dei dati che costituiscono l'immagine. Nei sistemi più economici le immagini sono sempre compresse per risparmiare prezioso spazio nella memoria dell'apparecchio. Soprattutto se l'apparecchio è un telefono predisposto per lo scambio di messaggi con fotografie allegate, l'esigenza di contenere il traffico generato nell'invio di fotografie unita all'esigenza di salvaguardare lo spazio occupato nella memoria dell'apparecchio obbliga a livelli di compressione che comportano un degrado (ulteriore) dell'immagine.
A questo punto, la logica conclusione è che se si cerca la qualità fotografica occorre spostare la propria attenzione dai dispostivi plurifunzione a quelli che invece fanno solo da fotocamera digitale.
Chi sostiene il contrario forse non ha mai analizzato la qualità di uno scatto realizzato con una fotocamera anche non professionale ma da amatore evoluto comprandolo poi con un telefono cellulare.
Ciò che può generare confusione, quando si vuol capire cosa necessiti per una fotografia digitale di qualità, sono le manifestazioni come la mostra di Dirk Vogel a Milano nel novembre 2004 (vedi www.corriere.it).
In questa occasione sono state esposte al pubblico fotografie scattate con un telefono. Nel commento si legge a proposito del telefono utilizzato: "Uno di quelli dell'ultima generazione, capace di una risoluzione di oltre 1 Megapixel e con uno zoom digitale a otto ingrandimenti." e con evidenziate le parole "1 megapixel" e "zoom digitale". Foto con quella risoluzione sono tecnicamente scarse. Lo zoom digitale non è altro che un sistema di ricalcolo dell'immagine per ingrandirla artificialmente ma senza che vi sia modo di migliorare i dettagli.
Se le immagini esposte colpiscono per il loro contenuto artistico allora si potrebbe dire che la Pietà di Michelangelo avrebbe il medesimo contenuto artistico anche se scolpita in un blocco di cemento?
In parte sì, ma il risultato sarebbe come un anello di ottone con incastonati dei diamanti. Uno dei due elementi stona; e non certo il diamante!

In estrema sincerità, qual'è quel fotografo - appassionato o professionista - che scatterebbe le proprie foto con una pellicola scaduta? Quindi, se ci si tiene alle proprie foto è meglio pensare solo a vere fotocamere digitali.
In sostanza, il messaggio è uno solo: soprattutto quando si ha avuto modo di affinare la propria capacità artistica nel fotografare - magari perché da anni si fotografa già con macchine e pellicola - è utile valutare che è necessario un livello tecnico di qualità tale da non ridurre il pregio della fotografia finale intesa come abbinata di tecnica e elementi artistici.
Se invece si è alle prime armi, è vero, si potrebbe pensare che basti una fotocamera per essere soddisfatti ma conviene subito fare una analisi per capire cosa davvero si desidera ottenere.
Si desiderano foto giusto per avere un ricordo di un momento da guardare sul proprio computer oppure si pensa che le foto vadano stampate? Con quale passione normalmente ci si avvicina a qualcosa di nuovo? Di solito ci si accontenta di quanto un prodotto offre al primo istante oppure lo si vuole sfruttare al massimo con tutte le possibilità che vengono offerte anche da eventuali accessori?
Per tutti questi motivi è necessario valutare innanzitutto la categoria di macchina fotografica digitale scegliendo tra compatte o reflex, tra economiche, amatoriali, semiprofessionali o eventualmente anche professionali.
Sostanzialmente si possono distinguere due grandi famiglie di fotocamere: quelle a ottica fissa e quelle a ottica intercambiabile. Generalmente le prime son dette "compatte" e le seconde "reflex". In realtà vi sono alcune eccezioni ossia fotocamere digitali a ottica fissa non considerate - per le dimensioni - "compatte" come, per esempio, la Leica Digilux 2 o la sua gemella Panasonic Lumix DMC-LC1. Anche tra le fotocamere a ottica intercambiabile, tutte generalmente reflex, esistono le eccezioni quali la Epson RD1 in quanto, al posto del mirino reflex, ne utilizza uno a telemetro.
A parte le eccezioni, le fotocamere compatte hanno un sensore piuttosto piccolo il che contribuisce, unito alle dimensione contenute degli obiettivi, di mantenere dimensioni tascabili. Come accennato, e come verrà poi approfondito, più il sensore è generoso nelle dimensioni e migliore è la qualità dell'immagine a svantaggio però di dimensioni della macchina stessa. Nelle fotocamere compatte il sensore è anche utilizzato per riprodurre continuamente l'immagine sul display della fotocamera. Sembra un fattore secondario ma la luce che viene continuamente concentrata sul sensore e lo stesso continuamente alimentato dalla corrente ne innalza la temperatura il che, per un problema dei semiconduttori, comporta un degrado dell'immagine rilevata.
Questi sono problemi marginali se non si è alla ricerca esasperata della qualità. I risultati ottenibili dalle fotocamere digitali compatte sono generalmente - anche se in funzione della fascia di prezzo della fotocamera stessa - più che soddisfacenti sia per chi fotografa per ricordarsi di un compleanno che per chi è un amatore più evoluto ed esigente.
Chi desidera una maggiore qualità si sposterà verso prodotti di fascia superiore quindi verso fotocamere a ottica intercambiabile generalmente reflex.
L'argomento della scelta delle fotocamera sarà poi ulteriormente approfondito e si vedranno altre caratteristiche e altri vantaggi dei vari tipi di fotocamere esistenti.
Si esamineranno anche altri temi importanti quali le influenze delle scelte di lunghezza focale, diaframma, tempo, sensibilità equivalente per citare i più importanti.
Se questi elementi saranno quelli che influenzeranno il momento dello scatto, si presterà attenzione anche a quanto avviene dopo lo scatto come l'archiviazione e la stampa della fotografia digitale così che il risultato finale sia facilmente utilizzabile a computer, sotto forma di documento elettronico, oppure, sotto forma di fotografia stampata, utilizzabile anche senza l'ausilio di altri strumenti che i nostri occhi.


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© Enzo Borri 1990…2012