Fotografia Digitale

Allegato a Macworld Italia di marzo 2005





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La riproduzione è vietata con qualsiasi mezzo analogico o digitale senza il consenso scritto dell'autore. È consentita la copia per uso esclusivamente personale.
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Come impostare e preparare la fotocamera digitale

Preparazione e manutenzione

Prima di usare la nuova fotocamera digitale appena acquistata è necessaria una preparazione minima dell'apparecchio e dei suoi componenti.
Queste operazioni servono in alcuni casi - come per la batteria - a garantirne un "lunga vita", altre operazioni - come la pulizia delle ottiche - influiscono sulla qualità dell'immagine.
In funzione della fotocamera vi è una moltitudine di operazioni che si possono compiere prima del primo scatto e solitamente le operazioni dedicate a un modello specifico sono discusse solo nel manuale utente.
Qui si inizierà esaminando sia le operazioni preliminari che quelle atte a garantire nel tempo il buon funzionamento di tutte le parti e gli accessori fondamentali anche mediante una accurata manutenzione.

La batteria

La primissima cosa da fare, solitamente consiste nel caricare le batterie fornite in dotazione.
La tendenza attuale dei produttori è quella di usare batterie agli ioni di Litio (anche riconoscibili dalla sigla "LI-ion"). La tecnologia è la medesima delle batterie dei computer portatili e al fine di una lunga durata gli accorgimenti sono relativamente minimi.
La prima carica, anche per dare modo a eventuali circuiti interni di conoscere la capacità aeffettiva della batteria, deve durare infatti circa 12 ore. Spesso, infatti, dopo avere raggiunto un livello di carica prossimo al 100% il caricabatterie indica la piena carica ma continua ad alimentare la batteria fino al raggiungimento della reale carica completa.
A questo punto si ha una batteria pronta e perfettamente carica al massimo delle sue potenzialità.
La "manutenzione", per garantire una lunga vita, è generalmente semplice. È infatti sufficiente tenere la batteria "attiva" scaricandola completamente una volta al mese per poi procedere alla ricarica completa. Quando si prevede di non utilizzarla per lunghi periodi è meglio riporla né completamente carica e nemmeno completamente scarica. Nel primo caso si rischia di compromettere la capacità riducendone la durata mentre nel secondo caso si rischia che la scarica naturale della batteria la porti a valori di tensione troppo bassi rendendo poi impossibile la ricarica.
Anche per questo motivo, la scarica periodica di una batteria va eseguita semplicemente "dimenticandosi" la fotocamera accessa fino al suo naturale spegnimento ed evitando assolutamente di intervenire direttamente sulla batteria.
Se con le batterie al Nichel-Cadmio, molto diffuse tempo addietro, si poteva ottenere la scarica anche velocemente collegando un carico elettrico (per esempio una lampadina) alla batteria, questo sistema con le Li-ion può renderle totalmente inservibili.
Ulteriore accorgimento consiste nel modo di riporle quando inutilizzate, per esempio quando si dispone di più di una batteria. Qualunque sia la scelta fatta per riporle, l'unico fattore davvero importante è evitare cortocircuiti quindi occorre che i contatti siano sempre protetti e mai liberi. La cosa più comune sarebbe riporle in tasca assieme a un mazzo di chiavi per trovare poi - se non vi sono danni peggiori - la batteria scarica.

L'obiettivo

Non ci sono regolazioni da fare a parte, sulle fotocamere dotate di ottica zoom, la regolazione della lunghezza focale in base all'inquadratura.
Questa non è certo una regolazione da fare una sola volta bensì prima di ogni scatto.
Ciò che invece è utile sapere circa gli obiettivi - siano essi intercambiabili come nelle reflex o fissi come nelle compatte - riguarda la loro pulizia e manutenzione.
Per mantenere pulito l'obiettivo si tendeva, quando il digitale ancora non esisteva, a utilizzare un comune filtro UV (che blocca i raggi ultravioletti) sempre montato. In caso di polvere, di pioggia o di schizzi d'acqua di mare si poteva intervenire direttamente sul filtro senza troppe precauzioni. Al massimo, uno sfriso era limitato a un filtro tra i più economici.
Questa tendenza era nata quando le ottiche migliori, per una massima qualità delle lenti, erano realizzate con vetri particolarmente morbidi quindi soggetti a sfrisarsi con facilità. Oggi anche le lenti in cristallo acrilico hanno rivestimenti superficiali che, oltre a migliorare le qualità ottiche, conferiscono una maggiore durezza alla superficie.
Risulta quindi meno necessaria la protezione - comunque consigliata in caso si fotografi in ambienti estremi - e al contempo la pulizia è attuabile con sistemi molto comuni. Infatti, anche i migliori fotografi ricorrono al vecchio sistema: niente pannetti per uso ottico abbinati a liquidi specifici bensì comuni panni per uso ottico (generalmente in microfibra) da passare delicatamente sull'obiettivo dopo averne reso lievemente umida la supeficie alitandovi sopra.
Apparentemente questo sistema pare primordiale ma nella sua semplicità presenta vantaggi quali la sicurezza che nessun liquido possa depositarsi. Se si pensa ai piccoli obiettivi di molte fotocamere compatte, spesso protette da sistemi a lamelle come in alcune Canon della gamma Ixus, si capisce che accedere a tutte le parti della lente frontale è a volte difficile e di conseguenza anche rimuovere un eventuale eccesso di liquido di pulizia.

Cura e protezione della fotocamera

Il bello delle fotocamere digitali sta anche nella loro immediatezza d'uso. Nessun rullino e nessun caricamento della pellicola. Basta un po' di spazio libero sulla scheda di memoria e un po' di carica nella batteria e si può subito scattare.
Questi sono i motivi che possono portare ad avere la propria fotocamera compatta - soprattutto se di dimensioni contenute - sempre con sé.
Il problema che ne deriva è relativo al "come" la si porta con sé.
Chi - maniaco come il sottoscritto - la porta sempre nella tasca del giubbino da moto si troverà presto o tadi a vederne angoli sverniciati, display opacizzato o rigato e polvere in ogni minimo interstizio.
A meno che non sia indispensabile averla subito pronta senza alcun ritardo per estrarla, è utile pensare a una custodia protettiva.
Ve ne sono di ogni tipo. Alcuni produttori propongono anche custodie in vera pelle come, per esempio, Casio. Vi sono poi custodie prodotte anche da altre aziende utilizzando materiali di ogni tio. Dal PVC per le custodie impermeabili al neoprene (come quello delle mute subacquee).
Ciò che una costodia deve fare è sì proteggere la fotocamera ma non eccessivamente. Una custodia che non favorisce almeno un leggero ricambio d'aria - come quelle impermeabili o in neoprene - possono favorire la formazione di condensa all'interno della custodia o della fotocamera stessa con conseguenti danni.
Se non si vuole puntare su una custodia in pelle si può anche pensare a una semplice custodia in stoffa. Forse non proteggerà moltissimo dalla polvere ma eviterà che oggetti riposti assieme alla fotocamera - come per esempio un mazzo di chiavi quando si porta la fotocamera in borsa o nello zainetto - possano rovinarla.

Display

Sempre in tema di protezione è da tenere presente che esistono poi in commercio anche vari prodotti per mantenere in perfetto stato anche il display. Si tratta sia di prodotti per la pulizia che per la protezione.
Circa la pulizia, vi è poco da dire. Un panno morbido appena inumidito con un prodotto per la pulizia dei vetri è solitamente più che sufficiente per una accurata pulizia sebbene esistano in commercio anche prodotti dedicati.
Per la protezione, invece, ccorre fare una distinzione tra i display "a vista" e quelli già protetti. Questi ultimi sono riconoscibili dalla presenza di una copertura in materiale plastico trasparente. In questo caso sono sufficienti le protezioni dai graffi. Sono semplici foglietti di materiale plastico adesivo da applicare - qui sta il paradosso - a protezione della protezione.
Quando invece il display è a vista occorre invece qualcosa di più robusto; ovviamente se si pensa di poter maltrattare la fotocamera. Vi sono, a tal riguardo, sia coperture da agganciare sul display stesso - come la protezione tipica della Nikon D70 - e pensate appositamente per un modello di fotocamera che coperture adattabili a tutti i display di una specifica misura senza grossi vincoli di marca o modello. In questo caso sono spesso da applicarsi con adesivo. Tra questi, alcuni offrono sia protezione che la visione ingrandita grazie alla presenza di una lente come quelli, distribuiti in italia da Manfrotto e visibili sul sito del produttore all'indirizzo www.camerabellows.com.
Più della funzione della lente ciò che può interessare in aggiunta alla protezione meccanica è la "tendina" che, facendo ombra sul display, consente di vederlo benissimo anche in condizioni di luce estremamente intensa. Sono prodotti da tempo diffusi nel mondo della videoripresa e che ora trovano spazio anche nel settore della fotografia digitale.

Schede di memoria

Nessuna manutenzione ma solo qualche accorgimento per l'uso. Quando se ne utilizza più d'una si deve pensare a come e dove tenere quelle inutilizzate.
Le soluzioni anche in questo caso sono molteplici. dalle custodie a più tasche - utili se si usano molte schede - alle confezioni originali. Queste, come per alcune marche di schede CompactFlash, possono anche essere delle piccole custodie a doppio guscio piuttosto che, come in genere si usa per le SmartMedia, delle semplici bustine.
La cosa importante è che anche le custodie garantiscano, soprattutto per le schede più sottili come le SmartMedia, una adeguata protezione. Le loro dimensioni sono infatti tali da invitare a riporle, specialmente se si ha poco tempo, anche in una tasca dei pantaloni col rischio di dimenticarsi della loro presenza e di sedervisi sopra.

Sensore

Le fotocamere compatte sono quelle che presentano meno problemi relativi al sensore: esso risulta protetto all'interno della fotocamera e solo in casi estremi può sporcarsi. La struttura stessa della fotocamera, infatti, non permettendo l'accesso al sensore lo protegge.
Diverso è il caso delle fotocamere a ottica intercambiabile.
Granelli di polvere possono penetrare all'interno del corpo macchina durante le fasi di sostituzione dell'obiettivo e conseguentemente si possono depositare sul sensore. In funzione della dimensione del pulviscolo si possono presentare puntini scuri sulle foto. La loro posizione fissa è il caratteristico sintomo di "granello di polvere" sul sensore.
Vi sono vari sistemi per la pulizia. Il più semplice, e in genere l'unico che si consiglia di adottare, a meno che si disponga di una manualità e una esperienza superiore alla media, consiste nel soffiare sul sensore. Nella maggior parte dei casi funziona.
Quando lo sporco sul sensore invece non fosse stato rimosso è utile fare eseguire la pulizia in un laboratorio specializzato. In questo caso verranno utilizzati panni appositi che non lasciano peli e liquidi studiati per garantire sia la lubrificazione del sensore evitando l'attrito del panno che una rapida evaporazione senza lasciare residui. Non tutti i liquidi sono quindi adatti. Una evaporazione troppo rapida può causare un eccessivo raffreddamento del sensore e in ambiente umido la conseguente formazione di condensa. Una evaporazione troppo lenta può lasciare depositi residui.
A scanso di equivovoci - e danni - meglio che questi lavori siano fatti solo da chi dispone di prodotti ed esperienza adeguati.
I sensori possono infatti essere rovinati irrimediabilmente da una pulizia inadeguata e alla fine si otterrebbero tutte le foto con righe decisamente poco piacevoli!
Se dopo queste raccomandazioni si vuole comunque provare, conviene tenere la propria carta di credito a portata di mano. È il rimedio più efficace dopo una pulizia che ha danneggiato il sensore.


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© Enzo Borri 1990…2012