Fotografia Digitale

Allegato a Macworld Italia di marzo 2005





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La riproduzione è vietata con qualsiasi mezzo analogico o digitale senza il consenso scritto dell'autore. È consentita la copia per uso esclusivamente personale.
Sono consentite le citazioni a titolo di cronaca, studio, critica o recensione, purché accompagnate dal nome dell'autore (Enzo Borri) e dall'indicazione della fonte "sito web dell'autore", compreso l'indirizzo web "http://www.borri.org".



Supporti e formati per i negativi digitali

Quando si entra nel mondo della foto digitale, tutto sembra roseo e bellissimo; non esistono più problemi di alcun tipo. I negativi? Non esistono più; ora ci sono i documenti elettronici. Non occupano spazio, non prendono polvere, non si rigano, non invecchiano Insomma, il mondo digitale pare proprio un mondo in cui non vi siano fattori "negativi", se è concesso il gioco di parole.
Parlando invece di negativi fotografici - ossia quelli tradizionali - una delle espressioni più colorite che abbia mai sentito è stata «Nella foto tradizionale i dati immagine di un negativo sono annegati nel trito di vacca». Un modo "alternativo" per dire che l'emulsione della pellicola tradizionale è costituita da una base di gelatina animale in cui sono annegate le particelle d'argento.
Sebbene queste gelatine animali siano controllate onde scongiurare la presenza di impurità, in realtà le gelatine stesse e i supporti - il poliestere trasparente - sono presenti fisicamente e possono variare l'informazione dipendente dai granuli d'argento.
Nel digitale, chi dice che il negativo non esiste, si sbaglia. Non esiste a livello fisico ossia non esiste un supporto tangibile ma esiste un formato di documento equivalente al negativo tradizionale ; è il formato RAW. Contiene solo dati, senza quindi i potenziali "disturbi" introdotti da eventuali impurità presenti nella gelatina che costituisce l'emulsione fotografica.
I dati sono "puri" anche nel senso che non hanno ancora subito, al contrario delle immagini registrate in JPEG, alcun processo di ritocco.
Infatti, il formato raw contiene i dati che, una volta letti in analogico dal sensore, sono solo convertiti in formato digitale. Dal formato raw, come si fa in camera oscura con i negativi, si può ottenere un numero illimitato di file originali - paragonabili alle stampe su carta fotografica - con regolazioni diverse in base alle esigenze. È proprio come un negativo; lo si può elaborare in modi differenti in base all'utilizzo che si dovrà fare dell'originale da esso derivato.
Se lo si paragona la formato JPEG prodotto dalla fotocamera, questa applica già delle modifiche - alla luminosità, al contrasto, può ammorbidire o incrudire la foto con una lieve sfocatura o una maschera di contrasto - e queste variazioni sono irreversibili.
Al contrario, da un medesimo file raw si possono elaborare immagini diverse anche per esaltare particolari gamme tonali, per correggere difetti, distorsioni o altre problematiche.
Conservare le immagini digitali sotto forma di file in formato raw è di fondamentale importanza dato che con l'evoluzione dei vari programmi è molto probabile che la qualità ottenibile da un medesimo "negativo digitale" possa migliorare.
È un po' come conservare un vecchio negativo tradizionale: migliorando col tempo le carte fotografiche su cui stampare, automaticamente dallo stesso negativo si possono ottenere risultati sempre superiori. Questo è l'esempio che meglio di tutti rende bene l'idea e convince anche i più scettici a non buttare via i propri "negativi digitali" convertendoli, per esempio, in jpeg.
Ma, c'è un "ma". Il negativo tradizionale resta ancora oggi - nonostante l'emulsione fotografica sia un prodotto organico e pertanto potenzialmente soggetto a deperimento - superiore a quello digitale. Indipendentemente dalla definizione dell'immagine nella fotografia chimica e dalla risoluzione nel digitale, i negativi tradizionali sono ancora leggibili e utilizzabili per produrre stampe anche dopo quasi un secolo. Foto d'altri tempi con negativi prodotti sulle vecchie lastre in cristallo sono ancora oggi perfette - se ben conservate - e da queste si producono stampe ancora invidiabili.
Ciò che invece va pensato è: "Il negativo digitale sarà leggibile anche tra cinquant'anni?".
Non esiste ancora un vero standard definito e utilizzabile da vari produttori per il negativo digitale; esistono innumerevoli formati chiamati tutti genericamente "raw" - tradotto letteralmente significa "grezzo" - ma uno diverso dall'altro.
Questo problema fa nascere parecchi dubbi sulla reale fruibilità futura. Si può pensare di archiviare, assieme alle immagini in formato raw, i programmi forniti dai produttori per aprirle. Ma questi programmi saranno validi anche in futuro? Nel 2050 esisteranno ancora Apple (o Microsoft) con i loro sistemi operativi su cui utilizzare quei programmi? Ci saranno ancora i medesimi produttori di fotocamere a sviluppare programmi in grado di "aprire" filmati ormai dimenticati? O forse sarà necessario recarsi in un museo di archeologia informatica dove un chiosco a pagamento offrirà conversione da tutti i formati digitali mai esistiti? E se così fosse, i CD di oggi - grazie al possibile deperimento della loro emulsione sensibile - saranno ancora leggibili?
UNESCO risponde sul suo sito ad alcune di queste domande in una interessante trattazione - anche se non recentissima - in cui descrive tecniche di conservazione dei supporti dati; sano essi dati meccanici (dischi fonografici), visivi (fotografie) o digitali (supporti ottici o magnetici).
Immaginando dei supporti eterni, cosa si può dire dei dati che essi contengono? Chi ha una visione pessimistica può immaginare che solo la fotografia tradizionale sia un valido sistema di archiviazione dell'immagine e in realtà, non ha proprio tutti i torti.
Adobe, per eliminare nell'immediato futuro parte dei problemi di fruizione dei dati dei negativi digitali ha ideato un formato - denominato DNG (Digital NeGative) - che contiene tutti i dati di un documento raw.
Il vantaggio sta nel fatto che il DNG si presenta come uno standard aperto e fruibile da tutti; le sue caratteristiche sono ben definite e gratuitamente utilizzabili da qualsiasi produttore di hardware o sviluppatore di software.
Questo formato lascia ben sperare per il futuro anche se si presenta un primo problema per l'utente della fotografia digitale: quanto costa, in termini di tempo e costi di supporti di archiviazione, convertire oggi i negativi digitali ancora archiviati in formato raw?
Se infatti già si dispone di un discreto archivio di immagini sarà necessario "tradurle" in DNG per poi nuovamente archiviarle su supporti dati - cd oppure dvd - magari in duplice copia.
Tempi e costi diventano quindi fattori decisamente determinanti ma, sicuramente, una possibile maggiore compatibilità negli anni a venire vale lo sforzo.
Questa soluzione è molto più interessante rispetto alla - spesso comune - abitudine di convertire le immagini scattate dal formato raw al tiff o, peggio ancora, jpeg. Questa conversione equivale esattamente a effettuare una stampa da un negativo e buttare via quest'ultimo. Un vero crimine per un fotografo.
Infatti, se un negativo conserva tutte le informazioni, anche quelle che oggi le nostre capacità o i limiti tecnici non riescono a riprodurre in stampa, lo stesso è vero per un negativo digitale, sia esso in raw o dng. Oggi aprendo quel documento con Photoshop si trovano alcune utilissime opzioni; domani - un domani anche molto vicino - acquistando un nuovo programma più versatile non è da escludere che i risultati ottenibili siano migliori.
Queste considerazioni devono spingere a una sola constatazione: i file raw sono preziosi e buttarli equivale a eliminare dei negativi fotografici.
Certamente un documento in jpeg occupa molto meno sazio su disco, ma vale la pena di risparmiare spazio pagando il prezzo della perdita - irreversibile - di qualità?
Introducendo la problematica dello spazio su disco si manifesta un nuovo problema tipico del digitale: la crescita culturale del fotografo.
Chi scattava con pellicola anni fa - per esempio in bianco e nero - abitualmente esaminava i negativi e dalla striscia (o dai provini) sceglieva i fotogrammi migliori per stamparli.
L'intera striscia veniva archiviata e con essa anche gli scatti meno riusciti. A distanza di tempo, riesaminando vecchi negativi si poteva scoprire che una foto, inizialmente giudicata insignificante, ritraeva una situazione particolare oggi apprezzata.
Non è solo questione di gusti - una foto con l'esposizione sbagliata può piacere o non piacere ma può comunque essere interessante - ma anche di situazioni irripetibili.
Un paesaggio piacevole ma non necessariamente "speciale" può acquistare valore, a distanza di tempo, se il paesaggio cambia. Una foto che oggi può essere fatta da un punto particolare un domani potrebbe risultare impossibile siccome proprio tra il punto di ripresa e il paesaggio viene costruito un palazzo.
Una foto di un parente o un amico oggi può apparire banale; quando tra qualche anno si riguarderà quella foto, anche non perfettamente riuscita, ci si ricorderà della situazione particolare in cui è stata scattata.
Proprio questi fattori devono essere determinanti nell'esame di cosa tenere e cosa invece cestinare evitando la "frenesia da cestino" che può spingere, dopo un esame superficiale, a eliminare foto che, se osservate in circostanze diverse, si rivelerebbero interessanti.
In ultima analisi, tenendo conto di quanto visto sin qui, si può dire che il formato dng si rivela utile per garantire - potenzialmente - una maggiore compatibilità con i programmi futuri ma che, per una corretta archiviazione dei negativi digitali, vanno anche tenuti in considerazione i supporti dati.
È pertanto fondamentale archiviare i negativi digitali, in formato dng, su cd o dvd realizzati almeno in duplice copia. Una delle copie sarà quella utilizzata mentre l'altra, solamente di archivio, sarà da conservare.
La sicurezza totale potrebbe poi rendersi necessaria per i professionisti che magari archivieranno, oltre alla copia di lavoro, due o tre esemplari per ciascun supporto conservandoli in luoghi, e in condizioni, differenti.
Sono accorgimenti che possono apparire eccessivi, a prima vista, ma pensandoci bene chi affiderebbe le 4000 fotografie di un dvd a un supporto da 2 euro che domani potrebbe rendersi illeggibile?
Questo è il vero pericolo!


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© Enzo Borri 1990…2012